Matteo Bianconi e 50 sfumature di grigio

Matteo, quello che sa scrivere bene

Conosco Matteo da anni. È stato un avvicinamento lento il nostro, prima solo grandissima stima online, poi qualche #lavoricchio assieme ed ora sento più lui che mia moglie o mia madre, ma probabilmente anche mia moglie e mia madre assieme. Abbiamo in cantiere settordici progetti più o meno lollosi, più o meno impegnativi, più o meno potenziali sistemi per svoltare e diventare milionari! Dato che solitamente per questi progetti compro io il dominio, diciamo che è in debito nei miei confronti di almeno diverse centinaia di bigliettoni. Ecco perché mi ha concesso questa intervista. Confesso che è stato difficile, lui non voleva, lui non vuole, ma credo che questa storia meriti di essere raccontata. Quale storia? Il KABOOM! della recensione del film 50 sfumature di Grigio.

Matteo scrive bene. Io lo so, per questo ci lavoro assieme, altrimenti ci andrei a bere solo una birra! Ora lo sanno tutti o quasi, ed era anche ora. Ha scritto cose meravigliose, ha tirato fuori in questi anni dei veri capolavori, come la prefazione al mio libro, ma niente, serviva la recensione di un film brutto per avere un po’ di giustizia in questa valle di lacrime. Il 28 Febbraio il post di Matteo ha fatto Jackpot: 68mila like e 67 mila condivisioni! L’algoritmo di Facebook non ha promosso, ha limonato forte con il post di Matteo. E ci sta limonando tutt’ora, infatti grazie alla messa in onda su Canale 5, il post su Facebook ha ricominciato a macinare like e commenti, commenti e like, sopra e sotto, a destra e sinistra, avanti e indietro, come due amanti instancabili, instancabili forte.

50 sfumature di grigio

Recensione 50 sfumature di grigio: un caso di successo della comunicazione online

Non c’è altro caso simile. Non c’è nulla di paragonabile a questo risultato. Non si è fatta la storia dell’internet. Non si è cambiato il Mondo. È solo un caso da studiare. Il mio motto è Ricerca, Studia e Vinci. Quindi inizio la mia ricerca chiedendoa Matteo come spiega questo ENORME successo.

Cosa è stato secondo te il fattore che ha portato a un tale devastante successo?

Non ne ho idea, ma pistola puntata alla testa potrei dire che è merito dell’illusione del film. E della campagna marketing che ne è seguita. Io ho solo scritto qualcosa di getto, ma ho evidentemente toccato alcune corde fondamentali quali il tempo (il film credo sia uscito proprio quel week end o la settimana precedente) e la quantità di supercazzole presenti nella pellicola. E forse è ancora più semplice: ho scritto cose che  tutti hanno pensato, in ogni singola scena. Perché ne sono abbastanza convinto: la maggioranza delle donne davanti a uno che dice “Io scopo forte” non può che rispondere “Mavaffanculo”. A meno che non sia Rocco Siffredi, toh.

Nella tua attività professionale qual è la dote assolutamente necessaria?

La faccia da culo è una dote? Scherzi a parte, potrei dire il mettersi sempre alla prova: l’esperienza si ottiene solo da errori e tentativi, non dai successi.

Cosa cambieresti nell’internet all’istante?

Io lo spegnerei, l’Internet. Non voglio essere frainteso, senza il web non avrei conosciuto persone che oggi rappresentano l’essenza della mia vita. Però Internet è diventato ormai come un dilatatore anale: entra ed esce di tutto e facciamo fatica a filtrare contenuti interessanti da merda qualunque. [Queste metafore le ho studiate a Oxford, nel corso “Metodologie e tecniche della conversazione intellettuale ai fini consensuali”]

Nella realtà dei fatti non bisogna dimenticarsi che Internet è solo uno strumento. Siamo noi che ne possiamo fare un uso positivo o negativo. E per questo motivo spero spesso in un’apocalisse zombie.

Sei tu che sai scrivere così bene o sono gli altri che scrivono dimmerda?

Faccio bene solo due cose nella mia vita e una di questa è scrivere. Nel senso che so mettere in fila un buon ragionamento, utilizzando grammatica e sintassi nel modo giusto. Ho poi il mio stile, che può piacere o meno. In tutto questo sono forse facilitato dal fatto che la qualità ha stancato: siamo ormai abituati alla banalità. In un Paese dove Fabio Volo vende dieci volte più di Umberto Eco, ecco, ma di cosa cazzo stiamo parlando?

Certo è che ci sono persone molto più in gamba di me. Le sto catalogando tutte: ne resterà soltanto uno.

Conclusioni

Matteo sa scrivere bene. Questo va detto! Cosa?  L’ho già detto? Non l’avrò mai detto abbastanza. Matteo sa scrivere bene! Credo che ci sia dell’altro per un tale successo. Non penso sia sufficiente nemmeno l’argomento pruritoso. È una combinazione misteriosa di fattori, un po’ come la formula della Coca Cola. Io devo capire cos’è, voglio replicarlo con i miei post sugli unicorni rosa!
Sicuramente uno dei fattori di tale devastante successo è il tempo. Avere la capacità di capire quando è il momento giusto per uscire con un determinato argomento è fondamentale. Come l’altezza è metà bellezza, così il Timing è metà content marketing. È uscito al momento giusto, non troppo presto, come tanti hanno fatto durante l’anteprima, bellissimi post, certo, ma non condivisibile da tutti, da una parte spoileravano dall’altra c’erano pochi che potevano immedesimarsi, non l’avevano ancora visto. Non troppo tardi, perché risulta come una fottuta minestra riscaldata con la pasta scotta. Al momento giusto, così da trovare la condivisione dei molti che l’avevano visto e la curiosità di quelli che erano indecisi sul da farsi, ma che ormai sapevano per filo e per segno la trama.
unicorno rosa

Voglio chiudere con una riflessione sull’Internet, dato che Matteo, che sa scrivere bene, ha affermato che spegnerebbe tuttO,  turbando la tua anima innocente e sensibile
L’Internet è solo una proiezione della nostra persona, un po’ come un’ombra.
A differenza dell’ombra, che è una compagna muta, l’Internet è una compagna ciarlona. Racconta chi siamo, chi vogliamo essere, le nostre paure, le nostre manie, i nostri limiti, i nostri pregiudizi, i nostri difetti, i nostri amori, i nostri successi lavorativi, i nostri successi lavorativi, i nostri successi lavorativi, i nostri successi lavorativi, i nostri successi lavorativi, i nostri successi lavorativi, i nostri gatti,  i nostri cani a 3 gambe (perché i cani sani sull’internet non piacciono), i nostri sogni, le nostre ambizioni, i nostri compleanni, il  nostro disappunto, i nostri EpicWin e gli EpicFail degli altri.

Parla, parla, parla.

A volte bisogna farla tacere e porsi una sola e semplice domanda: ma di cosa cazzo stiamo parlando? Lo so, lo so, fa male, ma bisogna farlo.

 

Salvatore Russo
Salvatore Russo

Brand Builder croccante con morbido ripieno di creatività. Consulente di Branding, Personal Branding, Event Marketing e ideatore di blog di successo. Autore dei libri &Love Story, SEO&Content e SEO&Journalism. Founder e Direttore Creativo di &Love.

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2 commenti

  1. Parlare non ha un senso. Parlare è un bisogno.
    Siamo mammiferi, viviamo in branco . Di più’, vivevamo.
    Facciamocene una ragione.
    La transizione verso palazzi/alveari sta atrofizzando l’istinto mammifero verso usi e costumi da insetti.
    L’internet permette una vita da mammiferi educorata e “sicura” .
    Ma puzza molto di lenta deriva verso il termitaio.

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