Sì può comunicare in tempo di crisi? La risposta è sì, il “come” fa tutta la differenza del mondo. La comunicazione vive nella crisi e il suo compito è risolverla. Ogni giorno un imprenditore si alza e sa che dovrà fare i conti con vecchi e nuovi competitor. Ogni giorno un imprenditore si alza e sa che dovrà fare i conti con un pubblico che fa nuove esperienze e cambia gusti e costumi. Ogni giorno un imprenditore si alza e ignora che senza una strategia di comunicazione mette a repentaglio la sua bellissima azienda.
- Come posso essere vicino al mio pubblico?
Fai una lista con tutte le risposte, poi inizia a soddisfare quelle più semplici e organizzati per quelle più impegnative. In un momento di profonda crisi, l’investimento più grande che puoi fare è sull’autorevolezza e credibilità del tuo brand. Non c’è niente di più valoriale che aiutare chi è in difficoltà. - Come può il pubblico essere vicino al mio brand?
Non vince il più forte, vince chi collabora. Questo è il momento dove tutti giochiamo nella stessa squadra. Dialoga con i tuoi clienti, spiega cosa stai facendo, fai capire che sei un brand fatto di persone per le persone.
Per non lasciare tutto nel teorico, ho intervistato personaggi che a mio avviso applicano già da anni questi concetti. Apre questa rubrica, ad alto tasso di Human First Index, Giulia Bezzi. Per me Giulia è una specie di essere mitologico con tre teste (ben nascoste da quel cespuglio di capelli): una testa è totalmente nerd, la seconda testa, invece, è totalmente nerd, la terza testa è pura potenza empatica, una specie di bluetooth con l’umanità.
Ho notato da subito la sua innata capacità di entrare in contatto con le persone. La prima definizione che le ho dato è stata “bug di sistema” perché rappresentava (e rappresenta) una singolarità nel mondo SEO ed era la persona perfetta per incarnare il mio pensiero alla base del SEO&LOVE.
La tecnica è importante ma vale meno di un rutto a Trieste quando c’è la bora se non inserita in un quadro generale più ampio, molto più ampio, tantissimo più ampio. Tutto passa per quella porticina piccolissima chiamata &Love oltre la quale c’è il successo dato dall’amore per i propri messaggi, amore per la propria storia, amore per i propri prodotti, amore per i propri clienti e amore per il proprio direttore di banca. Non dimentichiamoci che i brand devono fare i soldi con le catapulte, il “come” fa tutta la differenza del mondo.
Da quel “bug di sistema” Giulia è cresciuta tantissimo, ha fatto tantissimo ed è una delle persone che stimo di più in assoluto. Oggi la definirei il prototipo dell’imprenditore &Love che vorrei.
Raccontaci chi sei e cosa fai
Sono Giulia Bezzi, nata SEO strategist, ora posso definirmi un’imprenditrice innamorata persa del posizionamento organico, con tanti progetti ancora da realizzare e altri già realtà che mi rendono particolarmente orgogliosa:
- SeoSpirito Società Benefit di cui sono AD e che si occupa esclusivamente di strategia SEO e del suo progetto al femminile, LeROSA, che ci vede impegnati a trovare tutto ciò che può portare all’indipendenza economica delle donne;
- &Love srl di cui sono Co-Founder con la quale sviluppiamo eventi e formazione digital immersi in un’atmosfera di complicità, ironia e familiarità senza perdere mai d’occhio il valore formativo e informativo di tutto ciò che trattiamo.
Come hai deciso di stare vicino al tuo pubblico in questo periodo?
Ho sempre pensato che la mia vera grande dote sia la mancanza di sovrastrutture: quello che sono, pregi e difetti, debolezze e forze, non sono nascoste per niente. Che sia nella mia versione più sorridente e positiva o in quella più spigolosa e pensierosa si sente tutto online, non so mentire.
La responsabilità della comunicazione online, specie in momenti complessi, è ciò che più voglio rispettare.
Evito quindi, sempre, di pubblicare con rancore, rabbia e aggressività e, piuttosto, taccio. Cerco di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno in tutte le mie comunicazioni e, per farlo, mi interrogo molto sul mio stato d’animo. Nello specifico, in questo periodo storico più complesso mi sono dedicata a:
- webinar per stimolare gli imprenditori e i professionisti a non bloccare le proprie attività digital ma, anzi, a migliorarle per ripartire ancora più forti;
- articoli e post sui social per consigliare attività che possono essere svolte in questo momento per il traffico organico;
- sostegno alle mie LeROSA, molte di noi hanno i figli a casa, non sanno come rientrare a lavoro, alcune l’hanno lasciato proprio per questo, altre hanno problemi importanti a livello economico.
Come il pubblico ti è stato vicino in questo momento
Ho avuto tantissime dimostrazioni di affetto e di profonda stima in tutte le attività che ho svolto, mi sento molto fortunata. Le persone che mi seguono sono sempre fantastiche, evitano polemiche, sono generose nel donarmi il loro tempo scrivendomi e seguendomi. E hanno capito anche i miei silenzi, sono convinta sappiano che questi miei silenzi non sia sinonimo di assenza ma di necessario spazio di riflessione, per tutti.
Come hai riorganizzato il tuo lavoro
Io ho sempre lavorato spostandomi con il mio Mac tra le mani, sebbene possa contare su due uffici faccio di tutto per non averne nemmeno uno e, se devo preferirne uno, comunque è lo studio di casa per seguire il più possibile la mia Nani.
Vivo tra skype, Google meet e simili da anni e tutte le mie collaboratrici e collaboratori vivono come me. La complessità sta nel lavorare con chi non è abituato a questo tipo di comunicazione, a chi ha sempre vissuto in sale riunioni per intenderci. Molti dei nostri clienti fanno fatica a mantenere l’attenzione, non amano la mancanza fisica con il proprio fornitore e non sono bravi utilizzatori di questi mezzi online. Di contro, però, spero che il periodo Covid abbia fatto capire che si può vivere anche senza doversi incontrare continuamente, che c’è un risparmio notevole a non far spostare le persone, che si possono ottenere risultati anche lavorando da casa e che uffici più piccoli fanno bene a tutti, ambiente compreso.
Hai esempi di aziende che hanno reagito e raccontato?
Devo dire che di storie belle ne ho lette molte, quella che però mi ha colpita di più non riguarda chi ha modificato la propria produzione, ma l’Azienda Becom srl che ha lanciato la campagna #iopagoifornitori.
Un senso etico pazzesco: pagare i fornitori nel rispetto dei tempi contrattuali garantendo la regolarità del pagamento. Le crisi, a volte, sono alibi per tenersi i soldi in cassa, dare per primi il buon esempio pagando tutti i fornitori quando si può, significa evitare di generare problemi ancora più grossi di quelli che abbiamo affrontato, affrontiamo e affronteremo.
Il manifesto è semplice ma, per me, molto efficace, inizia così:
Proprio in un momento delicato come quello che tutti stanno vivendo, rispettare i termini di pagamento pattuiti con i fornitori è segno tangibile del senso civico e imprenditoriale di chi fa impresa.
E finisce con:
È il solo modo per mantenere viva la filiera fatta di tantissime aziende, di ogni dimensione e natura.
È la sola via per non deprimere il potere di acquisto delle persone.
Solo così potremo uscire da questa depressione.
È un invito rivolto naturalmente anche alla nostra Pubblica Amministrazione.