PAURA
Nell’internet c’è un male oscuro, una cappa soffocante che annichilisce tutti i buoni propositi, influenza ogni rapporto e fa morire sul nascere idee, pensieri, collaborazioni e opportunità: la paura.
The content is the king: bene lo hanno capito pure i sassi, quindi tutti giù a realizzare contenuti. Comunicare il proprio messaggio siamo bravi tutti, quanto siamo bravi ad ascoltare? A capire quando è il nostro turno per parlare? Quando tacere? Quando fare la voce grossa? La conversazione online è un affare complicato, impegnativo, ma che se fatto nel modo corretto può dare enormi soddisfazioni, è la chiave del successo.
Paura e conversazione non vanno molto d’accordo e fin quando regnerà la prima la seconda sarà una pianticella tremolante e malaticcia. I contenuti saranno come foglie ingiallite su una pianta destinata a morire.
La paura è sovrana ad ogni livello, dagli addetti ai lavori all’utente finale che usa l’internet per informarsi e svagarsi.
Paura dei professionisti dell’Internet
Professionisti SEO, Social Media Manager, Community Manager, Blogger, Startup mentoring e spingitori di spingitori sono tutti accomunati da un unico sentimento: la paura. Conosco moltissimi professionisti, che pubblicano un centesimo di quello che vorrebbero, bloccati dalla paura di essere attaccati dai propri colleghi. Il problema non è riuscire a difendere le proprie idee in caso di attacco, ma averne il tempo! E’ una legge delle natura, chi critica ha più tempo di chi viene criticato! Chissà perché…
Quando realizzano un post, dal momento in cui hanno avuto l’idea fino all’istante in cui premono il tasto per la pubblicazione c’è un unico pensiero che sovrasta tutti gli altri: ci sarà qualche collega che mi criticherà? Riuscirò a spegnere sul nascere i millemila flame? La maggior parte delle volte questo mutila l’idea iniziale e quello che viene pubblicato è solo una versione storpia. Ha vinto, come sempre, la paura.
Matteo Bianconi:
Diplomazia, paraculismo e paura sono i tre principali asset dei marketer. Ma forse è meglio ampliare il discorso al resto dell’umanità, che si fa prima. Cresciamo con l’idea di evitare sempre lo scontro diretto, perché il dialogo costruttivo è quella parte che ci eleva dalle bestie. Eppure a volte un grugnito è meglio di mille parole, ne sono convinto. E così c’è sempre questo walzer delle pubblicazioni, chiamiamolo così, dove ognuno si sente abbastanza professionista per scrivere di tutto, ma non abbastanza professionale per parlare di tutti. Piccolo gioco di parole, me ne rendo cont(r)o. Ma se togli la paura, anche paraculismo e diplomazia crolleranno. Cosa resta? La nuda verità. E forse un grugnito.
Paura delle aziende
Perché avere un blog? Se poi ricevo dei commenti negativi? Questa folle paura ha creato dei MOSTRI ancora più pericolosi della paura stessa che li ha generati. Prendiamo come esempio il settore turistico. Molte strutture alberghiere hanno dei siti che non offrono nessun tipo di informazione o strumento per la conversazione, cosa che l’utente può invece ottenere su altri siti, uno a caso: Tripadvisor.
Internet ha sdoganato un sacco di cose. Prima di tutto il porno. Secondariamente l’opinione dei consumatori. Sebbene le due cose a volte possano coincidere, questo non significa che un brand debba averne timore. Liberi di rimanere sulla torre d’avorio, ma occhio: più tempo resterai lì, meno la tua vita avrà senso. Pensaci, caro brand: siamo nel 2014 e la comunicazione a senso unico è morta da un pezzo. Che senso ha avere paura di una critica? Credi possa distruggere tutto quello che si è realizzato in anni di operato? Be’, allora il tuo prodotto non è nulla di che. E devi rendertene conto.
Paura della gente
All’apparenza sembra la parte di popolo internet meno affetta dalla paura, ma in realtà non è così.
Si, è vero, online siamo alti tutti due metri e mezzo, bellissimi, biondi, con gli occhi azzurri e con interessantissimi aforismi da citare e soprattutto siamo onniscienti. Ma questa è la superficie. Scavando la realtà è ben diversa. Su ogni utente che commenta un post o pubblica la foto del suo micetto, ci sono almeno dieci che si limitano ad osservare, come i bambini che soffrono di vertigini e vedono gli amichetti salire sulle montagne russe. Vorrebbero dire la propria, ma non sanno come fare e quella volta che l’hanno fatto sono stati rimproverati o peggio presi in giro per:
- Aver scritto il testo TUTTO IN MAIUSCOLO
- Inserito troppi punti esclamativi !!!!111!!!
- Pubblicato una foto di Gabriel Garko con una poesia di Neruda, pensando fosse stata scritta dal bel Gabriel
Una volta un tizio fece un test. Rispose ai suoi amici di Facebook con l’onestà intellettuale massima. Tipo che a un messaggio di un’amica che parlava di pappine per il figliolino, lui aggiunse un commento con scritto “Non me ne frega una fava”. Sì, poteva evitare e magari togliere l’amicizia, se proprio gli dava fastidio. Conclusione di tutto questo test? Perse tutti gli “amici” a cui aveva detto beo. Ma qual è la morale? In realtà non esiste. Se non che nella rete non ci esprimiamo mai: ci esponiamo. Sono anni che lo dico e cerco di vivere secondo questo concetto. Non significa dover sempre dire quello che ci passa per la testa, ma ugualmente non corrisponde al NON dirlo mai. Perché magari si ha paura di perdere “connessioni” – ecco, sì, chiamiamole così – importanti. Più o meno importanti.
ABBASTA CON LA PAURA
Diamoci un taglio. Mettiamoci d’accordo. Tutti insieme ne possiamo uscire. Facciamoci per un periodo (sei mesi?) semplicemente i cazzi nostri. Teniamoci le critiche in tasca per un po’ e proviamo nel frattempo a capire maggiormente il nostro prossimo e forse ne usciamo tutti vincitori. Forse riusciamo a diradare questa cappa di terrore.
Facciamo la giornata mondiale contro la paura. Tanto ce ne sono così tante che una più o una meno, ecco, non se ne accorge nessuno. Ah, Salvatore ha proposto sei mesi? AHAHAHAHAHAHAHAH…
FOTTITI
SCOPPIA
Hai rovinato tutto!